LA STRAORDINARIA AVVENTURA DI YAGUINE E FODE’

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di Arnaldo Casali

Areoporto di Conakry, Guinea, 29 luglio 1999. L’Airbus A 330-300 della compagnia belga Sabena decolla regolarmente diretto a Bruxelles, ignaro che nel vano del carrello di atterraggio si sono nascosti due piccoli clandestini: sono Yaguine Koïta, 15 anni, e Fodé Tounkara, 14.
Si sono vestiti con diverse paia di pantaloni infilati l’uno sopra l’altro, maglioni, giacche e cappelli, ma con dei semplici sandali ai piedi. Sono impauriti e preoccupati per il terribile viaggio che li aspetta ma allo stesso tempo ben determinati ad arrivare a Bruxelles: perché loro non sono dei semplici immigrati, loro non stanno fuggendo da una vita fatta di fame, sofferenze e privazioni, no.
Loro sono in missione. In missione per conto dell’Africa.
Nessuno si accorge della loro presenza, nemmeno quando l’aereo atterra all’areoporto di Bruxelles. Passerranno diversi giorni prima che un tecnico della manutenzione ritrovi i loro corpi, abbracciati accanto a una ruota.
Yaguine e Fodé sono morti. Di freddo, sicuramente: all’altitudine di crociera di un aereo, la temperatura oscilla tra i -50 e i -55 gradi. O forse di anossia, e cioè a causa del calo di ossigeno distribuito dal sangue nei tessuti, provocato dall’assenza di pressurizzazione nel vano carrello di un aereoplano.
In tasca, uno dei due ragazzi ha una lettera indirizzata “alle loro eccellenze i signori membri e responsabili dell’Europa”. La loro missione: chiedere aiuto ai potenti della terra, a nome dell’intero continente.
Adesso il mondo si accorge di loro, è costretto a farlo: ma la loro missione viene liquidata come un caso di cronaca nera, la fiaba dei due ragazzi che si erano assunti la responsabilità di salvare l’Africa viene archiviato come l’ennesimo tragico tentativo di immigrazione clandestina.
Per questo, e solo per questo, la fiaba di Yaguine e Fodè non è a lieto fine: perché il loro sacrificio non solo non cambia le sorti dell’Africa, ma non riempie nemmeno le coscienze e le pagine dei giornali, che dedicano ai due giovani, nei giorni successivi alla tragedia, qualche trafiletto e poi li dimenticano, come sempre.
Passano dieci anni prima che qualcuno si ricordi di loro: nel 2009, infatti, un regista italiano, che ha sessant’anni più di Yaguine e Fodè ma la stessa  ingenua e determinata intenzione di cambiare il mondo, decide di portare a termine la missione dei due ragazzi guineiani: è Paolo Bianchini, ambasciatore dell’Unicef con all’attivo collaborazioni con maestri come  Leone, Monicelli, De Sica, Comencini e De Filippo, pellicole (stra)cult come SuperAndy – il fratello brutto di Superman, fiction di successo come Vite a perdere (sulla banda della Magliana), Il bambino sull’acqua e Mal’Aria e opere indipendenti come Il giorno, la notte. Poi l’alba, film sull’incontro tra Francesco d’Assisi e Federico II, totalmente autoprodotto interpretato da Francesco Salvi (vedi Adesso n.40).
Dopo aver realizzato un reportage trasmesso da Rainews24, Paolo Bianchini decide di dedicare alla storia di Yaguine e Fodè un film, che intreccerà due sogni paralleli: da una parte i due adolescenti che partono dalla Guinea per farsi ascoltare dai grandi d’Europa, dall’altra due vittime del grande e sotterraneo mercato dei bambini calciatori, migliaia di ragazzi prelevati dal loro villaggio con la promessa di diventare i nuovi Kakà e abbandonati in mezzo a una strada come cani se non trovano un ingaggio.
“Ogni anno ventimila ragazzini vengono portati in Italia dall’Africa e dall’America latina per entrare nelle giovanili delle grandi squadre di calcio” racconta il regista. “E spesso le loro famiglie vendono tutto il poco che hanno per pagargli il viaggio. Uno di loro diventa un campione, gli altri 19999 vengono abbandonati. Nessuno li riporta a casa, e spesso non conoscono nemmeno il nome esatto del loro paese. Il 20% di loro muore tentando di ritornare a casa, in quelli che chiamano ormai I sentieri delle scarpe”.
Una storia quasi vera. E’ questo il titolo provvisorio del film  di Paolo Bianchini dedicato a Yaguine e Fodè.
Un film che racconterà un duplice viaggio e un duplice sogno: quello dei due ragazzi guineiani, in viaggio verso Bruxelles nascosti nel vano carrello di un aereo per raccontare ai grandi d’Europa i drammi dell’Africa, e quello di due bambini calciatori rifiutati dal mercato, che cercano di tornare a casa.
Due storie drammatiche alle quali si può dare, però, un lieto fine. E il fine sarà tanto più lieto quanto più queste storie saranno condivise. Per questo il progetto del film, coerentemente con lo stile di Bianchini ma in netta controtendenza rispetto alle abitudini del mondo del cinema, è totalmente aperto, a tutti.
Nessuna segretezza, nessuna consegna al silenzio per chi ci lavora, anzi: appena completata la sceneggiatura, Bianchini l’ha subito pubblicata online, sul sito della casa di produzione Alveare Cinema (www.alvearecinema.com), dove gli utenti vengono aggiornati costantemente sull’evoluzione del progetto: la ricerca dei fondi (la Coop e la Rai sembrano interessate a finanziare il film) ma anche le iniziative parallele.
“Quando siamo stati in Guinea, accompagnati dalla Comunità di Sant’Egidio, e abbiamo incontrato i genitori dei due ragazzi che offrirono la loro vita in nome dei più elementari diritti umani – racconta il regista – abbiamo deciso di creare una Fondazione che portasse il nome di Yaguine e Fodé e che avesse nello spirito quello di far diventare la loro lettera un manifesto di tutti i bambini ed i giovani del sud del mondo”.
“A quella lettera – aggiunge Bianchini – vogliamo dare una risposta: i due ragazzi chiedono a nome di tutti i loro compagni africani di essere aiutati a studiare, a crescere prima di tutto culturalmente in un continente, l’Africa, dove l’istruzione è un privilegio per pochi. Per questo, in Guinea, anche in collaborazione con l’Enea stiamo studiando un progetto che prevede nelle località prive di energia elettrica – e la Guinea lo è quasi  interamente – l’istallazione di pannelli fotovoltaici per l’alimentazione di computer e l’illuminazione di scuole e biblioteche.
Con un costo modesto e l’energia del sole possiamo così cominciare a realizzare il sogno di Yaguine e Fodé”.
Un sogno che può e che deve diventare il sogno del mondo intero: nel decimo anniversario della morte dei due adolescenti è iniziato un cammino scadito da importanti tappe: a metà novembre i genitori di Yaguine e Fodè dovrebbero essere ricevuti dai rappresentanti dell’Unione Europea a Bruxelles mentre Paolo Bianchini insieme a Francesco Salvi sarà a Terni per il festival Popoli e religioni che dedicherà la giornata del 15 novembre proprio all’Africa e alla storia di Yaguine e Fodè. Poi dovrebbe iniziare la lavorazione del film che anche sul set resterà aperta a tutti.
Il sogno più grande, infine, potrebbe realizzarsi l’11 giugno 2010 a Johannesburg, se Nelson Mandela leggerà la lettera di Yaguine e Fodè durante l’inaugurazione dei mondiali di calcio del Sudafrica, i primi ospitati dal continente nero.
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